SCENE DI LIBERTÀ

di Jan Friedrich, traduzione Serena Grazzini e Francesca Leotta 
con Giulia GalloneGloria Carovana,
Giacomo MasoniMarco FiorentiniSaviero Ottino
regia Francesco Cortoni
collaborazione artistica Elena de Carolis 
musica Simone Lalli
luci e audio Gabri Bogi 
produzione Pilar Ternera
premi Vincitore del bando SIAE S’illumina – 
copia privata per i giovani, per la cultura – 
live nazionale e internazionale sezione teatro 

Scene di libertà è un pugno nello stomaco. Stordisce da quanto è lucido e diretto. Nonostante si componga di un’architettura drammaturgica complessa fatta di atti, o quadri, che non si prestano ad un ordine consequenziale logico, i protagonisti ricompongono una storia che non è finalizzata a raccontarci com’è andata ma a far emergere loro stessi come individui alla ricerca di senso e relazioni significative. I cinque giovani berlinesi, protagonisti del dramma, hanno piena libertà sia nel muoversi che nel fare esperienze anche sessualmente estreme, ma non riescono ad amare e ad amarsi. Il tutto diventa ancor più reale se si pensa che a scrivere è un giovanissimo drammaturgo berlinese nato nel 1992 che da voce alla propria generazione. Senza retorica, l’autore, ci restituisce una generazione di ventenni con un profondo bisogno d’amore e che si incantano dinanzi alla possibilità di prendere uno Shuttle e abbandonarci su questa terra.

STAMPA HYSTRIO
Marco Menini

“Nell’affrontare la sfida Francesco Cortoni opta per una regia aggressiva ed esibita che sembra rispecchiare la violenza insita nel testo. Tuto accade con i cinque interpreti che abitano una scena caratterizzata da pochi oggetti essenziali e dall’uso di piazzati sparati in faccia, che sembrano squarciare l’interiorità dei personaggi. Il testo risulta davvero efficace nel raccontare con nitore e senza retorica una sofferenza generazionale quanto mai attuale, simboleggiata dai tragici eventi che chiudono la pièce e che vedono al centro una delle due protagoniste. Il buon gruppo di attori e la felice regia danno di Scene di libertà il lavoro più convincente della compagnia toscana, a cui si deve pure il merito di aver rappresentato in Italia per la prima volta il giovane drammaturgo berlinese Jan Friederich”. 

TEATRO E CRITICA
Andrea Pocosgnich

(…) “Cortoni entra nei vuoti, non per riempirli di risposte ma per conferire sostanza teatrale; tra una scena e l’altra la musica elettronica di Simone Lalli bombarda il palcoscenico, gli attori alleggerendosi del peso emotivo contribuiscono insieme alla disposizione dei pochi oggetti (qualche sedia, un materasso…), al puntamento dei fari sistemati sul pavimento e – quasi intenti a ribaltare l’egoismo dei personaggi a cui devono dar voce – aiutano la sistemazione dei compagni che dovranno cominciare un nuovo dialogo”.