Luigi D’Elia

10,00

PREVENDITE ESAURITE

Biglietti disponibili all’Ippodromo Caprilli

19 Luglio h21.30 Ippodromo Caprilli

PREVENDITE CHIUSE

Luigi D'Elia

NON ABBIATE PAURA
Grand Hotel Albania


di Francesco Niccolini
con Luigi D’Elia
Una produzione INTI, la terra delle storie in viaggio

«Sei giovane, hai tutta la vita davanti». Mi sono alzato. Be’, adesso sapevo che avevo tutta la vita davanti ma non me ne sarei certo fatto una malattia.
Romain Gary

Marzo 1991. Nell’arco di tre giorni ventimila cittadini albanesi in fuga dal loro paese, affamati, in cerca di libertà e di una vita nuova sbarcano a Brindisi. Ad accoglierli c’era una città povera di ottantamila abitanti, schiacciata dalla disoccupazione e dall’illegalità e uno stato assente e cinico. Poteva succedere di tutto, sarebbe bastata una scintilla e invece.
Racconto il miracolo laico di quei giorni, la mia città, l’incontro eccezionale di 100.000 corpi estranei stretti in quei 3 giorni di storia.

Non abbiate paura” è un racconto per quelli che stavano da questa parte del mare. Per non dimenticare quello che accadde allora. Per una medaglia mai data. Ma soprattutto per un incontro inimmaginabile: quello fra i cittadini brindisini e più di ventimila albanesi. Nell’orazione civile di Francesco Niccolini, la cronaca di quei giorni si fonde con lo sguardo e i ricordi di Luigi D’Elia, narratore, autore, nato e cresciuto a Brindisi, formatosi come artista e attivista tra gli interstizi della natura ancora intoccata della sua città e l’ennesimo tradimento di questa come tante terre periferiche. Ma poi un giorno, per caso, accade un miracolo, lontano dagli occhi del potere e della retorica. Un miracolo vero, fatto di migliaia di corpi che all’improvviso si incontrano nell’umanità più nuda che potessero immaginare.

Quella dello sbarco del marzo ‘91 è una storia pugliese senza nessuna redenzione dall’alto. Senza l’intervento salvifico del potere centrale né di alcuna bandiera. È soltanto la storia di un naufragio umano di ventimila corpi che poteva essere la scintilla di un’apocalisse. E non lo è stato. Viceversa si è tramutata in una delle pagine di dignità e umanità che più vale la pena di ricordare, in questo mondo disinfettato e cattivo che siamo riusciti a tirarci addosso.